di arti visive" gli architetti Tobia Marcotti e Filippo Resteghini hanno incontrato studenti e professori mettendo a tema un caso esemplare dove la relazione fra educazione e progettazione di un
contenitore sia frutto di una sinergia condivisa a partire dai bisogni.
Di seguito appunti del racconto:
Tutto ciò che facciamo è frutto di
un nostro pensiero giusto o sbagliato che sia.
Noi ci muoviamo per modificare la
materia cercando di far bene, di far del bene.
Davanti al foglio, bianco quale
che sia il progetto, ci si trova davanti ad un salto ad una sfida.
Sicuramente se si è arrivati fino
a li è perché nella nostra testa inconsciamente qualcosa è successo siamo
sospinti dagli eventi fino a quel punto. Ma adesso non possiamo più
tirarci indietro.
Fare, iniziare un progetto è una
cosa grandiosa.
Quando accade e non sempre accade,
si sta in un momento di silenzio, un momento privilegiato, fuori dal tempo dove
ognuno è chiamato, non si può più tirare indietro è chiamato a fare.
Ma che imbarazzo davanti a quel
foglio bianco, ma senza che ce ne accorgiamo questo pensiero è travolto da
tutto quello che inconsciamente sta montando nella nostra testa, frutto di
analisi passate, di ripensamenti notturni, di calcoli precisi, ma sicuramente
frutto di un’implicazione personale senza sconti.
Fare un Progetto non ammette
pigrizia, non ammette deleghe. Io mi devo giocare senza sconti.
Ma allora il risultato è
garantito? No, ci mancherebbe credo che questo sia solo l’inizio solo un
mettersi nella giusta direzione.
Quello che posso dire che quando
più persone con questa intensità si mettono insieme su un progetto il risultato
è sorprendente, L’arricchimento è continuo.
Ognuno porta un pezzo di se e lo
condivide con lealtà e gratuità.
Questo è quello che è accaduto nel
progetto per la scuola.
Un gruppo di persone che hanno
vissuto con estrema intensità il progetto della nuova scuola.
A tutti i livelli: educativo,
economico, organizzativo, politico, realizzativo.
A noi spetta la parte
Architettonica.
Il foglio guardando bene non era
bianco quando abbiamo iniziato. Molti appunti erano già riportati sul foglio
del Progetto.
Abbiamo iniziato a prendere in
considerazione tutti gli appunti, a farci nuove domande per farne emergere di
nuovi incontrando tutti gli attori del progetto da chi si occupava della parte
economica a quella educativa, dai bambini ai politici ed amministratori.
Certo l’incontro con i bambini
credo sia stato molto importante. Non abbiamo fatto una riunione ma ci siamo
limitati a guardarli entrare a vedere come usavano gli spazi che avevano a
disposizione.
Cosa ci ha lasciato questo
incontro? Avevo in mente ogni momento la loro vitalità e la coscienza che quel
progetto era per loro.
Il progetto "è per voi!!!"
Non mollare mai con in testa
l'unico scopo di fare bene.....
Non è solo un motto. Per noi ha
voluto dire rifare il progetto.
Un bel giorno arriva una
telefonata " ...cari architetti il terreno si è ristretto ...."
l'istinto immediato è stato quello di dire che problema c'è anche il progetto
verrà ristretto lo mettiamo in una pressa si compatta e in un'attimo è
fatta....
No, non può essere così!
Ci sono venuti in mente gli occhi
straniti dei ragazzi che entrati il primo giorno ci domandavano, e noi "…non
si poteva fare altro! … questo edificio è frutto dell' errore di un
notaio......"
Ma no, questo non sarebbe stato un
progetto di architettura sarebbe stato un non progetto perché il Progetto non
c'era.
Che bello aver potuto dire
ai ragazzi e ai loro genitori il primo giorno di scuola " questo
progetto, questo edificio è per voi, lo abbiamo pensato per voi, perché voi
poteste abitarlo e abitandolo vi possa aprire le porte della conoscenza
attraverso il bello" e in cuor nostro la sincera consapevolezza di aver
dato tutto per questo.
Questo
è il cuore ma il cuore senza le gambe?..i costi del progetto, dell'edificio, i
rapporti politici, gli accordi tecnici, la scelta dei materiali per la corretta
manutenzione, le scelte energetiche di autosufficienza
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